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Sinossi 




La protagonista è una simpatica e bizzarra giornalista, quasi trentenne, alle prese con l’intervista dell’anno: scoprire l’elisir di lunga vita e diventare così una star famosa della televisione. Sono tutti gli ingredienti per la commedia degli equivoci.

Finché un giorno in preda ad una crisi anti salutistica, scoprirà un segreto, racchiuso in un papiro, che le cambierà la vita.

Esilaranti e imprevisti episodi le capiteranno, che grazie alla sua simpatia riuscirà a superare, non mancheranno storie d’amore con aitanti uomini.

Le coincidenze diventeranno una costante per lei e dovrà alla fine fare i conti con se stessa, con i suoi veri desideri e con le sue aspirazioni, seguendo la strada del CUORE.
Daniela Arcangeli
Avevo trent'anni e vicino a me c’era l’amica di sempre, Eder; guardavo il mondo con occhi diversi, possedendo un potere straordinario, guardavo gli altri con una certa superiorità, perdutamente immersa in quella magia. Gli altri annaspavano, io no.

Volavo leggiadra come una colomba che sfiora i gradini. Avevo ricevuto un dono quel giorno e sapevo che sarebbe durato per sempre, se solo avessi…
*
Eder, la mia coinquilina, si preoccupa per me. Lei è esuberante, vitale, risoluta e mai approssimativa nelle scelte. Ogni volta che torna da un viaggio, ha la valigia piena di scarpe di ogni tipo.

Ha cura e ricercatezza nel vestire e si distingue anche per essere un’ottima ascoltatrice sempre attenta a seguire tutte le mie disavventure. Difetti? Quando ingrassa, le braccia diventano floride e le gambe assomigliano a due salsicciotti.

Non so come faccia a resistere in quell’ufficio legale in cui lavora. E’ uno studio prestigioso ed è situato nel centro di Milano. È pieno di giovani carrieristi, seriosi e rampanti, senza scrupoli.

Quando può, prende un permesso e mi aiuta nel mio lavoro e, diciamocelo, si diverte da morire!
Sono ormai cambiata. Sì, ho avuto un piccolo momento di debolezza in cui non ho rispettato la corretta alimentazione, ma poi mi sono dedicata anima e corpo alla rivista "La salute vien mangiando" e sono finita anche in televisione. Mi sono impegnata al massimo. Sono cambiata.



E in meglio, senza quell'ossessione per il cibo più grasso, ricco di conservanti, meno sano, super calorico. Sono proprio un'altra persona. Certo, non tutti i giorni sono uguali, a volte i jeans mi vanno stretti, ma badate bene, c’è una grande fatica dietro. La conoscete la massima giapponese Kaizen? Fate piccoli cambiamenti ogni giorno verso il vostro obiettivo, piccoli, dice non smisurati. Questo metodo incoraggia a fare piccoli miglioramenti giorno dopo giorno. Pochi giorni fa ho ritrovato un fogliettino con tutti i miei buoni propositi dell'anno scorso: come mangiare sano, come coltivare cibi sani sul mio balcone, correre tutti giorni, fare sport, trovare l’uomo giusto per

me…

Sono decisamente sulla buona strada, anche se in cuor mio non amo i cambiamenti, forse per pigrizia, per ignavia, ogni tanto lascio che le cose vadano da sole, senza muovermi, perché affannarmi?

Sono gentile, educata, cerco di accontentare le persone, ma proprio non ce la faccio a sopportare il cambio repentino degli eventi. E’ più forte di me, mi sconvolge.

Invece Eder è più schietta, quello che deve dire lo dice e basta.

Se stai diventando grassa, te lo dice. Forse sembra più brusca, ma ha un cuore d’oro.

Corre sempre in mio aiuto.

Per quanto riguarda gli uomini, ho avuto un momento in cui mi sono messa a pensare alle mie storie passate, a tirare le somme.

Erano tutte intense e mozzafiato.

Mi ricordo Tod, era fantastico. Mi viene in mente che per conquistarlo, mi sono messa a sciare per la prima volta e fu così che il gatto delle nevi mi riportò a valle, perché mi ero disperatamente capovolta a gambe in su.

Volevo attirare la sua attenzione, ma la congiuntura non fu per nulla favorevole.

Quel giorno avevo noleggiato gli scarponi, le racchette, gli sci. Lo avevo pedinato, perché era davvero bello, non passava inosservato, soprattutto quando entrava nei bar, per prendere il cappuccino. Tutte le commesse si voltavano per osservarlo, non era giovanissimo, aveva quasi quarant' anni, ma il suo portamento, la sua voce suadente, quei capelli un po' brizzolati alla Richard Gere. Insomma nessuno poteva ignorarlo.

E quindi con i miei appostamenti in montagna, capii che era anche molto bravo a sciare. Come potevo scontrarmi con lui? Impresa impossibile, non sapevo sciare, zero, meno di zero. Era uno sport a me sconosciuta.

Secondo voi mi potevo scoraggiare? Noleggiai l’indispensabile, salii sulla seggiovia e solo allora capii veramente perché si chiamava così.

Fu codesta apparecchiatura, che mi portò via la borsa con tutti i soldi. Volò nel vuoto, in mezzo alla montagna, insieme alla mia racchetta da sci e avrei dovuto anche sciare quasi zoppa. Gli sci, per mia fortuna, mi rimasero attaccati, anche perché sarei dovuta scendere ovvero precipitare a uovo o come una palla di neve.

Lui era lì davanti a me, sulla seggiovia, occhiali da sole, un’abbronzatura da montanaro, sempre molto seducente, affascinante.

Arrivai alla pista, già sudata, già stanca, trafelata, molto incavolata per aver perso pezzi di me e dovevo essere pronta per l’inseguimento.

Vidi la pendenza, vidi la profondità della pista, vidi, vidi, ebbi delle allucinazioni, persi l’equilibrio e mi recuperarono capovolta e quasi assiderata.

Ci vollero giorni e giorni per riprendermi. Chissà se era ancora lì, pensavo preoccupata.

Si chiama settimana bianca, perché si va in bianco, almeno nel mio caso.

Non desistetti mai, mi ripresi dai geloni, da tutto quello stress, mi rimisi in piedi, ma un po’ ammaccata. E cosa combinai? Al pub gli versai addosso un Campari e iniziammo a fare due chiacchiere e sapete da cosa nasce cosa, anche se l’inizio per lui non fu entusiasmante. E’ finita allo stesso modo. E’ meglio non pensarci. Volevo essere di più di quel che ero. Forse è meglio essere sinceri nella vita?

Chissà cosa mi capiterà in futuro?

E infatti…
Quando il mio capo mi ha affidato il nuovo incarico, non sapevo che la mia vita sarebbe cambiata in meglio e così mi sono abbuffata in continuazione. Non è un'attività inutile questa… Lo stress è indispensabile e ad alcuni, tranne me s'intende, fa un po’ ingrassare. Il mio capo mi ha detto che avrò un aumento cospicuo, se riuscirò a scovare l’elisir di lunga vita nel paese più longevo d’Italia, dovrò scoprire quale, così da insegnare alla gente come mantenersi giovane e spiegare quali trucchi adottare, quali accorgimenti si possono applicare con costanza tutti i giorni. I giornali ne parleranno, Alice scopre l'elisir di lunga vita. So già che sarà un successone, mi chiameranno per fare interviste nei talk-show, mi truccheranno, cambieranno il colore dei miei capelli, il taglio, il mio abbigliamento, cambierà tutta la mia vita.



Oggi è giovedì ed è giorno di spesa. Quando entro nel supermercato, mi prometto di comprare ciò che ho scritto nella lista, parto concentrata, mi ripeto di cercare ciò che è salutare, sano, non mi distraggo, poi incontro la mia amica Eder. Io e lei facciamo la spesa ognuna per conto suo per non litigare. Il suo carrello è pieno di prodotti d'ogni genere, ma disposti in perfetto ordine, non come i miei. Lei mette i flaconi di detersivo in fondo, il cibo dal più voluminoso al più piccolo, in modo così preciso che mi verrebbe voglia di farle arrivare un tornado nel carrello tanto è perfetto…

Supero il banco dell'ortofrutta, quello dei salumi. Percorro l'area dei dolci, delle torte.

Sono decisa nella scelta. È meglio prendere tre torte, magari al cioccolato. Di solito ne compro una decina, guarderò con attenzione quanti grassi hanno.

È un periodo stressante quello che mi aspetta, in fondo mi preparo per il successo, per la notorietà, per la mia svolta nella vita professionale.
Il mio capo mi ha garantito che, se troverò lo scoop giusto, avrò il successo assicurato. Chissà come starò col nuovo taglio di capelli in quella trasmissione, sì in quella famosa Life sweet life. Mentre arrivo alla cassa, mi avvicino al carrello della mia coinquilina e cosa vedo? Quel dolce semifreddo che cercavo da mesi. Dove l'ha trovato? Vado, le chiedo, dove l’abbia scovato e compro anche quel dolce al cioccolato, perché uno solo in casa nostra non può bastare. Mi accosto per mettere questa delizia nel carrello. Vedo avvicinarsi al mio stesso prodotto una signora bassa e robusta, con un ridicolo abito un po’ stravagante, che bisbiglia qualcosa. Sembra parli da sola. Raccoglie qua e là cibi pronti, scatole di pisellini, barattoli di



marmellata, di sottaceti, di pomodori. Agita la testa, li ripone sullo scaffale e poi li nasconde dentro l'impermeabile. Si accosta e mi da uno spintone. Senza fare una piega, mi dice a bassa voce: «Mi scusi, non volevo, mi saluti Eder», per fortuna il mio semifreddo non si era mosso da lì e con grande velocità mi fiondo per prenderlo. Lei sghignazza, nascondendosi dietro pile di prodotti, come fosse una pantera che si aggira piano piano nella savana.

Cammina rasente gli scaffali tra un corridoio e l'altro del supermercato, si gira e si rigira, controllando che la guardia non la noti.

*
D'un tratto mi trovo davanti al giudice. Un giudice che appena si alza, baldanzoso, vuole condannarmi, senza nessun processo. Attraversa l'aula, guardando dall'alto della sua supponenza tutti i miserabili a cui non darà la sua magnanimità.

Entra in aula, si rivolge a me e in tono indispettito mi chiede:

«Quanta cioccolata ha mangiato? Quanti dolci? Qualche volta ha corso? Lo sa che è doping anche mangiare il cioccolato?»

E mentre il giudice finisce di parlare, mi vedo che corro annaspando e tutti i maratoneti mi superano facendomi gestacci.

Sono disperata e il sogno svanisce.
*


Devo correre a casa.

Eder mi aspetta a casa per farmi provare uno dei suoi manicaretti, così li chiama lei.

Quando entro in casa, si avvicina in tutta fretta, mi osserva con i suoi occhi luminosi.

«Ti vedo sciupata, guarda quella ruga lì in mezzo alla fronte.»
Che cooosa?



La guardo con una certa insistenza, sperando esploda in una risata fragorosa, ma non lo fa.
«Siediti, stai tranquilla, non puoi andare a fare le interviste conciata in quel modo.» In quale modo? Conciata io? Sono sempre perfetta, impeccabile.



Certo, in questo periodo l’insonnia mi fa assumere un’espressione stravolta. E poi che rughe? Ho quasi trent’anni, è assurdo.

Eder, alcuni mesi fa, si era fidanzata per breve tempo con un dietista e per giunta culturista e le aveva insegnato alcuni trucchi su come, cosa cucinare, quali olii usare per il viso per mantenersi giovane e quali esercizi fare per tonificare le gambe, le braccia.
Poi però la controllava ogni giorno. Sei poco tonica, devi mangiare più cibi ricchi di potassio, più cibi cotti a vapore, usare le farine integrali, gli olii vegetali.


Insomma lei non ne poteva più.

Fu così che un bel giorno gli lasciò davanti alla porta di casa un biglietto con accanto un gelato al cioccolato con sopra tanta panna montata con scritto " Addio! E goditi la vita ogni tanto!"

E oggi eccola lì con una vaschetta colorata e molto profumata che mi aspetta. Che premurosa!

«Ecco ti ho preparato questa splendida maschera di bellezza e un succulento frullato di carota, sedano, limone. Lo faccio solo per la tua salute. Vuoi vivere a lungo o no? Be’…provalo.»

«D’accordo», bofonchio.

«Tutti i giorni!»

Questa è la tipica discussione tra me e lei, il nostro oggetto del contendere è la salute e la paura della vecchiaia. Lei è convinta che mangiare cibi sani allunghi la vita, forse dentro di me lo penso anch’io, ma non sono pronta per stravolgimenti alimentari così repentini.

Mentre mi spoglio, entro in bagno e nel cassetto della toeletta traboccante di rossetti, di ciprie trovo un sacchettino rosso che non ricordo di avere mai comprato. Lo apro e trovo una pergamena arrotolata in un fiocco rosso di raso. Inizio a leggerla:

La meta
Un gabbiano

Un aquilone

Un'onda

Nel cielo nell'aria nel mare

Vicina

Inebriante

Lontana

Tutto stride

Tutto è un guaito

Stringo la meta

La percorro

Non mi volto mai

E infine arrivo

Non mi volto mai

E poi sì arriva il momento

Mi volto

Un bagliore

Una luce

Un'esplosione di gioia

Voluttuosa

Inebriante

Vicina

Lontana

E’ mia
E in fondo alla poesia, una frase:
Tesoro caro, questa pergamena è la mia eredità per te.

Nonna Alice

Luzzi, quartiere Bonsai, 12/6/1980
Quella poesia mi riportava alla luce vecchi ricordi, dentro di me sentivo un groppo in gola, mi sforzai di non piangere. Non riuscii più a leggere.

Perché questa piccola pergamena mi capita sottomano? C'è sempre un perché, quando accade qualcosa di sorprendente. Quando ero piccola, ero solita scrivere poesie. Mi rievoca ricordi dell’infanzia, che avevo quasi rimosso, trascorsi insieme a mia nonna. Ho uno strano mal di testa, perché mi è capitata adesso? Cos’ è la meta per me? Mi pare uno strano coincidere di eventi: un tuffo nel passato che apre il coperchio di una pentola a pressione. Oddio! Proprio ora che sto diventando una professionista affermata, non posso rimuginare, ma devo andare dritta alla meta. Proprio così. Cerco
nelle riviste e mi trovo tra le mani il National Geographic, Vivere fino a 120 anni, l’elisir di lunga vita si trova in Italia.


Mentre lo leggo, mi cade l’occhio su un nonnetto calabrese di cent’anni. E vive proprio lì a Luzzi, se questa non è una coincidenza. Ci sono in questo paese ben 202 nonagenari, non sembra affare da poco. La mia inchiesta partirà da lì. Questo è un segno del destino.La mia eredità si trova laggiù.

Mi ricordo che nel passato, proprio per una serie di strane fatalità, mi era capitato di conoscere Eder, quando nella mia precedente inchiesta una delle modelle ci fece causa, per quanto avevamo scritto sulla nostra rivista. Era un segno del fato, proprio così.

Infatti, non era poi così sconvolgente scrivere che le modelle sono quasi tutte ad un passo dall'anoressia. Lo dicono tutti i giornali.

Anita, la modella, una bionda altissima, eterea, sguardo incantato, rivolto verso il cielo, portamento elegante, fu l'unica che intentò causa contro di noi.

Allora setacciai tutti gli studi legali nella zona, vicino a dove lavoravo, per capire quale potesse perorare la nostra causa e fissai l'appuntamento con diversi avvocati.

Non ci soddisfacevano abbastanza, non ci davano ragione, ci dicevano "scripta manent verba volant".

Di ufficio in ufficio, mi ritrovai nella sede del più prestigioso studio di Milano. Entrai sbraitando insieme col mio capo: eravamo molto arrabbiati e gridammo il nome di Anita.

Dall'ufficio a sinistra dell'atrio mi apparve una ragazza dal viso molto dolce e con indosso un paio di scarpe fantastiche, fucsia, molto glamour, con tanti piccoli pon-pon incastonati. Inciampava un po’, forse erano delle scarpe nuove e doveva testarle. Stava camminando avanti e indietro per il corridoio, cercando di sformarle ed ecco che ci guarda e si rivolge a noi, borbottando qualcosa.
«Anita, la modella che intenta causa a destra e a manca, ma non ne vince nemmeno mezza. Qui in questo studio è molto conosciuta, la lady delle cause perse. Ha querelato alcuni nostri clienti, intentandogli cause basandosi sempre su frasi da lei sottoscritte sui giornali, riviste e in un secondo momento dice di non aver dato il nullaosta. Firma sempre con tanto di registrazioni, filmati che ritratta. Il suo avvocato è un uomo privo di scrupoli, cerca di racimolare un po’ di soldi intentando di tutto, puntando su frasi dette e non dette.



Noi siamo riusciti a confutare tutto.»

Io e il mio capo rimaniamo sbigottiti, vedendo una ragazza con dei pon-pon così strani dire cose sensate e positive. Si avvicina e si presenta.

«Eder Boldoni, piacere, assistente legale di quest’ufficio.»

Eder, ve lo immaginate, in uno studio legale con pon-pon fucsia ai piedi! Per il resto era vestita in modo normale, tailleur, giacca, gonna, perfetta anche la pettinatura, impeccabile come sempre.

Beh, ci ha fatto una così bella impressione che abbiamo deciso di farci difendere da questo team e soprattutto giorno dopo giorno io e Eder siamo diventate amiche.

Nel frattempo Paola, la mia precedente coinquilina, se ne andò, perché mangiavo troppo, diceva lei, cioè divoravo nel frigo anche le sue cose.

Ero in una delle mie fasi di enorme stress, nel pieno d’interviste a vari vip, entravo in casa borbottando, sbraitando da sola.

Paola probabilmente pensava fossi pazza. A un tratto spalancavo la porticina del frigo e vedo davanti a me una splendida torta al cioccolato, soffice con tante piccole scaglie sparse anche sopra e a decoro una grande quantità di fragole, ricche di vitamina C. Come non esserne catturati? Spalancai la bocca, gli occhi mi si chiusero per inerzia, ero in buona fede, lo giuro.

Cadde qualcosa a terra, sentii il rumore, non ebbi il tempo di cercare cos’era caduto e la torta sparì sotto le mie fauci.
Tempi difficili quelli quando non mi sapevo trattenere. Per terra trovai un cartellino con scritto a caratteri cubitali torta di Paola.



E fu così che lei fece le valigie e partì, senza nemmeno pagare la sua quota d'affitto .L’ennesimo smacco, l’ennesima mancanza di rispetto, secondo lei.

Ecco proprio con questo co-in-ci-de-re di eventi, Eder venne ad abitare stabilmente a casa mia. Fu proprio un nuovo inizio.

Ecco così, sfinita dai miei pensieri, dai casi della vita, mentre leggevo quella poesia, mi buttai sul letto facendo un tonfo e a fatica mi addormentai.

Quella notte mi alzai, come fossi sonnambula, con le gambe tremanti in uno stato di confusione, brancolai nel buio e avvicinandomi al frigo-bar, afferrai quel pezzo di mortadella, tirai morsi al prosciutto, bevvi tutto il latte. Ero disorientata. Sapevo in cuor mio che tutta questa storia mi avrebbe riaperto vecchie ferite, vecchi ricordi di me bambina, sognatrice, desiderosa di un mondo migliore. Ero diventata più superficiale, rimuginavo meno rispetto al passato, avevo imparato a vivere qui e ora la giovinezza.

Ritornai a letto e guardando la mia ombra, mi pareva quella di un pinguino tenero e informe.

Avevo la vista annebbiata, borbottai qualcosa, ciondolai e caddi tramortita sul letto.

È mattina. È ora di agire. Avviso così il mio capo, fidandomi del messaggio di mia nonna…
Sono sicura che con questo scoop alzeremo il fatturato della nostra rivista e diventerò IO il direttore. Il presidente mi chiamerà, mi convocherà e mi dirà GRAZIE per il lavoro svolto, lei è il nuovo direttore della rivista. DIRETTORE!



E tutti i miei colleghi, anche Lara, la più invidiosa, verrà ad abbracciarmi, fingendosi amica, per avere in futuro un aumento da me.

Con tutto quello che mi ha combinato, se lo scorda. Già la vedo che entra nel mio super mega ufficio per portarmi il caffè e per cercare di ingraziarsi la mia fiducia.

Mi ricordo che, un anno fa, eravamo al bar quando mi sono lasciata scappare un’indiscrezione sullo scoop che volevo proporre al mio capo sull’aloe e sul frate che guarisce grazie a questo portento.

Sapevo che con le informazioni che avevo, avrei ottenuto una promozione. Era da pochi mesi che lavoravo per la rivista. E lei, Lara, tutta gentile, mi disse:

-Ma che bel vestito che hai, come sei snella!

Insomma incominciò riempendomi di lusinghe, come sospettasse di qualcosa. E così mi lasciai andare.Le raccontai tutto.

Insomma tre giorni dopo, lo scoop era suo, come anche la promozione.
Che Coosa? Me la pagherai!
Mi appoggiai a una delle piante sulla sua scrivania (a cui era molto affezionata, perché ci parlava sempre) e rovesciai del Martini molto alcolico.) Oggi infatti, il direttore che è in me ha convinto il mio capo sull’inchiesta di Luzzi e ne è entusiasta. Con davanti il National Geographic, Vivere fino a 120 anni, l’elisir di lunga vita si trova in Italia. Gli faccio vedere il volto di queste persone anziane longeve che sorridono divertite.



Gli indico Luzzi come il paese più longevo, riportato in questa rivista e lo sommergo di informazioni sulla vita di questo felice paese, creativo, arretrato e innovativo allo stesso tempo.

La rivista risale a vent’anni fa ed era giusto appurare da lì a vent’anni se la situazione fosse ancor la stessa e perché no scoprire l’eterno segreto.

Così mi sto per preparare per andarmene in Calabria.

Oggi devo anche prenotare il volo e tra poche ore sarò arrivata a destinazione. Il lavoro mi chiama.

Luzzi Elisir di lunga vita

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